LIVE WIRE

Claudio Trotta non è mai stato tipo da peli sulla lingua. E ne ha ben diritto. Checchè se ne dica, infatti, si tratta di qualcuno che ha scritto la storia della musica dal vivo nel nostro Paese. Una storia che vive un epilogo sconcertante: cifre "dopate", trasparenza-zero sul numero dei biglietti venduti, omaggi selvaggi, magari in cambio della collaborazione dei mezzi di informazione. Una situazione inquietante. Questa lettera aperta è stata appena mandata dal boss della Barley Arts alle redazioni delle principali testate musicali e non.
Leggete.



Fra i tanti mali che la nostra grande azienda della musica sta vivendo ormai da troppo tempo due fattori stanno diventando veramente insopportabili e credo molto dannosi per l'intero mondo della musica popolare contemporanea. Sto parlando della mancanza di trasparenza nella comunicazione dei dati di vendita dei concerti e della distribuzione "selvaggia" di biglietti omaggio e d'ingressi di favore.
Partiamo dalla prima questione. C'è stato un tempo, neanche tanto lontano, quando la tanto vituperata classe dei discografici era sistematicamente impallinata dai media perché accusata di diffondere dati fasulli, parziali, gonfiati e così via sulle vendite dei dischi.
Come mai nessuno finora si è interessato a quelli sparati e diffusi con spregiudicatezza e totale mancanza di rispetto da molti produttori di musica dal vivo?
Tutti a dire che il live è ormai più importante della musica riprodotta su cd o digitale che sia, ma come mai - a scapito della correttezza dell'informazione e nonostante in quasi tutti i paesi occidentali i dati di vendita dei concerti vengano regolarmente diffusi (per chi è interessato basta leggere una rivista specializzata che si chiama Pollstar) - in Italia non si dà attenzione a questo aspetto e ci si limita a fare da amplificatori a tutto quello che noi produttori o i nostri capaci uffici stampa dicono o raccontano?
Un esempio veramente clamoroso di questo malcostume è testimoniato dalla pubblicità relativa a quello che si preannuncia indiscutibilmente come il tour più importante (in termini di successo di pubblico) del 2007, ma che evidentemente ha anche il dono quasi sovrannaturale di riuscire a far lievitare i numeri come nessun altro è mai stato capace di fare, forse neanche David Copperfield...
La pubblicità infatti annuncia 800.000 presenze per i 9 concerti "solo" di Vasco più la sua partecipazione (nel frattempo annullata) all'Heineken Jammin' Festival, mentre le capienze ufficiali degli stadi di Milano, Roma, Ancona, Latina, Bari, Messina e Torino sommate (ovviamente Milano e Roma correttamente due volte l'una visti i doppi "sold out") danno un totale di circa 460.000 biglietti dando per scontato, come annunciato, che i biglietti siano o saranno tutti venduti e/o regalati.
Se la matematica non è un'opinione, questo significa che per raggiungere la cifra di 800.000 presenze, all'Heineken Jammin' Festival si sarebbero dovute presentare 340.000 persone in uno spazio che mi risulta avere avuto una capienza legale di 120.000 persone... un po' difficile da credere o anche solo da immaginare....
Come produttore di musica dal vivo da quasi 30 anni, come co-produttore del concerto di Ligabue al Campovolo con il più alto numero di persone mai registrate in Europa per il concerto di un artista solo, non per un festival di cui l'artista è la star di maggior spicco, con 165.264 biglietti venduti, come produttore dei due ultimi tour negli stadi di Renato Zero e di tanti altri concerti di grande qualità, spesso di successo ma non necessariamente sempre premiati anche con la sufficiente quantità di pubblico, credo e chiedo che si debba fermare questa ingiustificata e non necessaria corsa al sensazionalismo e do la mia disponibilità a fornire sempre i dati reali a chi li voglia conoscere, a condizione che anche i miei colleghi lo facciano.
La seconda questione, che in certi casi è direttamente collegata alla prima, è la sciagurata diffusione di quantità enormi di biglietti omaggio, anche quasi un mese prima di un concerto, come testimonia la pubblicità apparsa martedì 12 giugno sul Corriere della Sera relativa alla data di Biagio Antonacci a San Siro il 30 giugno prossimo.
Ora, premesso che il documento delle regole e ruoli della nostra associazione di categoria "Assomusica" recita all'art 2.9 che: "Sono da intendersi aboliti, ad eccezione di quelli necessari per ospiti concordati tra promoter e produttore e di quelli di legge" e che quindi di fatto chi elargisce omaggi così visivamente non rispetta le regole della propria associazione di categoria, che rispetto dimostriamo verso il pubblico pagante in certi casi mesi prima del concerto, se a circa un mese da un concerto pubblicamente regaliamo 3600 biglietti?
Che valore e che dignità diamo ai nostri artisti, agli investimenti di tempo, energie e risorse economiche che facciamo tutti quanti?
Che fiducia in noi possiamo pretendere dal pubblico che paga il nostro lavoro?
Perché "drogare" la realtà? A chi fa gioco?
Siamo tutti professionisti, abbiamo la fortuna di lavorare con artisti italiani ed internazionali spesso straordinari, che il nostro dovere di produttori e promoter deve proteggere e alimentare nelle loro qualità artistiche con spettacoli di grande qualità e sostanza ma non credo che sia un nostro dovere ingigantire il loro ego, modificando la realtà da loro e da noi prodotta, bella o brutta che possa essere.
Se vogliamo bene alla nostra professione e alla musica, spendiamo magari più energie tutti insieme - produttori, promoter, artisti e media - per la ricerca, per lo sviluppo dei nuovi talenti, per la creazione di spazi costruiti per la nostra musica per non dovere utilizzare solo spazi creati per altre attività e concessi alla musica spesso malvolentieri, per l'approvazione finalmente di una legge sulla musica, per la promozione della musica italiana all'estero, invece che per mostrare i muscoli l'uno all'altro.

Cordiali saluti

Claudio Trotta
Barley Arts