AWARDS AD PERSONAM

Sembrerebbero confermati gli appuntamenti chiave della “Settimana della Musica” che l’agenzia Friends&Partners di Ferdinando Salzano (alias il Ricucci del music business) organizzerà tra l’8 e il 15 giugno prossimi in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali, la Provincia di Roma e il Comune di Milano.

Perciò il prossimo 6 giugno, all’Auditorium Conciliazione di Roma, si partirà con una serata ad effetto intitolata ai presunti “Music Awards”. Serata che - quattro giorni dopo - sarà trasmessa su Italia 1. Non vediamo già l'ora...

Il Music Award verrà presentato da Ambra Angiolini ed Enrico Ruggeri. Nell’occasione verranno premiati i dischi che - nel periodo compreso tra il gennaio 2006 e il maggio 2007 - hanno conseguito vendite superiori alle 150 mila copie.

Insomma, i soliti noti. Del resto, sono degli Awards...

Ma il trucco ? Ovviamente c'è, ed è davvero notevole. Perchè la certificazione del venduto, infatti, non sarà di competenza di arbitri super partes. Per determinare quali siano stati gli artisti capaci di raggiungere tale soglia nell'arco di tempo illustrato (ma basteranno per riempire un intero programma televisivo ?) si ricorrerà quindi a un geniale e inconfutabile metodo: l'AUTOCERTIFICAZIONE.

Ma come ???

Naturalmente la cosa suscita numerose perplessità. Perciò qui ci voleva un colpo di genio. E difatti, "a scanso di equivoci", nessuna delle tre principali organizzazioni di categoria dei discografici (FIMI, AFI e PMI) è stata coinvolta a qualche titolo nell’organizzazione dell'evento ! Insomma, i nostri singolari Music Awards non sono certificati dall'industria, perciò nessuno potrà influenzarne l'esito...

...eccetto Friends & Partners, ovviamente.

A livello ufficiale sembra proprio che l'industria del disco sia stata tagliata fuori. Insomma, per una volta tutti gli animali sono uguali ? Solo sulla carta. Perchè a conti fatti, invece, certi animali sono sempre più uguali degli altri.

Dice il presidente FIMI, Enzo Mazza, “Noi siamo stati informati da parte dell’organizzazione, ma ci teniamo a sottolineare una volta di più che questi non sono gli Italian Music Awards promossi dall’industria. Detto questo, e nel momento in cui persiste una totale disattenzione istituzionale nei confronti del nostro settore, un evento-vetrina che presenta al pubblico i gioielli della musica italiana è il benvenuto." Ma l'autocertificazione ? "Date le dimensioni del mercato, la soglia delle 150 mila copie dovrebbe mettere al riparo da imbarazzi e sorprese”, chiosa Mazza.

La FIMI, insomma, nasconde la mano ma sostanzialmente dà il proprio beneplacito. Si affretta a distinguere tra gli Italian Music Awards "dell'industria" e i Music Awards di Friends & Partners, ma persino l'utilizzo di un brand praticamente identico a quello lanciato, in maniera assai fallimentare, dalla FIMI stessa non sembra destare in Mazza alcuna preoccupazione.

Ed è logico che non se ne preoccupi, dal momento che gli artisti che saranno premiati sono nella stragrande maggioranza sotto contratto con etichette rappresentate dalla FIMI. Sarà per questo che proprio la FIMI sia stata l'UNICA associazione di categoria a essere stata contattata da Friends&Partners ? Chissà.

Ma cosa ne pensano le altre ? Sentiamo i loro commenti:

Luigi Barion, presidente AFI: “Mi sembra assurdo che nessuno ci abbia reso partecipi della cosa, considerando anche il fatto che da alcuni anni le associazioni si muovono di comune accordo su tutte le iniziative più importanti. Mi sembra che gli organizzatori siano partiti col piede sbagliato”.

Mario Limongelli, presidente di PMI: “Premesso che tutte le grandi manifestazioni a carattere musicale sono gradite e benvenute, per noi gli Awards restano un’altra cosa, e mi spiace che se ne strumentalizzi il nome senza che siano stati predisposti gli opportuni meccanismi di tutela e certificazione, academy e quant’altro: con tutto il rispetto per chi la fa, l’autocertificazione delle vendite lascia il tempo che trova, ed è brutto e antipatico ricorrere a metodi del genere”.

Nessuno, però, sembra notare la cosa più importante: ovvero che Friends & Partners, in quanto management e booking agent di numerosi artisti italiani, si trovi in una posizione di chiaro conflitto di interessi, essendo allo stesso tempo organizzatore e potenziale beneficiario dell'evento.

In questo Paese a pensar male ci si azzecca al 99%. Per puro scrupolo, vogliamo comunque fare una verifica ? D'accordo. Allora vi elenchiamo qui sotto il nutrito cast artistico della Friends & Partners:

Biagio Antonacci
Luca Carboni
Cesare Cremonini
Elisa
Claudio Baglioni
Riccardo Cocciante
Alex Britti
Niccolò Fabi
Pino Daniele
Neffa
Gianluca Grignani
Antonello Venditti
Fiorella Mannoia
Raf
Francesco De Gregori
Zucchero
Neffa
Francesco Renga

Vogliamo vedere quanti di questi artisti si autoassegneranno un bel Music Award ?
E di quanto varierà il loro cachet, una volta ritirato il "premio" in televisione ?

Nelle parole di un compianto caposaldo della storia della musica italiana: chi vivrà vedrà.

Non perdetevi le prossime puntate di Musicopoli !

FREE MUSIC

La musica su Internet continua ad essere consumata gratis dal pubblico, a dispetto degli sforzi di iTunes e delle majors discografiche e del presunto "calo" del file sharing.

Inutile dirvi che LO SAPEVAMO.

Ma c'è di più. L’ultimo bollettino di previsione redatto dagli specialisti di Jupiter Research (intitolato “European content, services, and activity forecast 2006 to 2011: Understanding the impact of free”) sembra lasciare pochi dubbi: da qui al 2011 l’incidenza dei servizi a pagamento sui consumi totali di Internet diminuirà, invece di aumentare.

I motivi sono presto detti:

1) Nonostante l’ampliamento dell’offerta e la migliorata qualità dei servizi, il pubblico lamenta ancora la relativa limitatezza dei cataloghi disponibili in Rete;

2) La qualità audio di un mp3 è comunque inferiore a quella dei cd;

3) Il pubblico non comprende, nè accetta i problemi legati alla “interoperabilità” tra sistemi e mezzi di riproduzione tra loro incompatibili.

Secondo Jupiter, i servizi a pagamento resteranno confinati a un mercato di nicchia, con la musica ancora in posizione di leadership in termini di fatturato: il mercato della musica digitale, infatti, varrà circa 1,4 miliardi di euro nel 2011.

Spiega Mark Mulligan, vice presidente di Jupiter: “La rete rimane un medium prevalentemente gratuito e finanziato dalla pubblicità”. Di conseguenza “i detentori dei contenuti hanno chiaramente bisogno di trovare il modo di partecipare alla spartizione degli introiti pubblicitari per contrastare i modesti incassi che realizzano direttamente on-line e raggiungere il pubblico più elusivo e non pagante, che è tipicamente quello di più giovane età”.

Già, perchè è proprio la fascia d'età che storicamente rappresenta il traino principale del mercato quella sulla quale le case discografiche, in termini di vendita, stanno ottenendo risultati pari a zero.

Per quasi un secolo abbiamo considerato la musica come un "prodotto". Visti questi segnali, non sarebbe ora di ribaltare questa concezione e di rimodellare un business basato piuttosto sulla musica come "servizio" ?

Prima che sia troppo tardi e diventi addirittura invendibile ?

CORNUTI E MAZZIATI

I concorsi, questi sconosciuti.

Decine - ma che dico, CENTINAIA - di artisti, quando sottopongono il loro materiale alle etichette discografiche, ostentano orgogliosamente nella loro bio la vittoria al concorso Axe For Music o la semifinale delle selezioni dell'Heineken Jammin Contest, per non dire di quanti dichiarano di essere stati "i primi degli esclusi" alle selezioni per Castrocaro, Musicultura e persino Sanremo.

Francamente non riesco a capire la fascinazione del tutto nostrana verso i concorsi. Sarà forse a causa dell'influenza della tv contemporanea, che promette celebrità facile a fronte di scarso lavoro e scarsissimo talento. Oppure sarà semplicemente che da noi i concorsi e le gare sono sempre andati di moda. Ovviamente per favorire tutti, tranne gli artisti.

I vecchi lupi di mare dello show-business hanno capito molto bene questo andazzo. Ad esempio, pur di partecipare a un reality un imberbe sconosciuto utilizzerà in molti casi vari tipi di professionisti: fotografi, stylists, agenti e così via. Tutta gente che nella stragrande maggioranza dei casi si assicura lauti guadagni ben prima che gli sconosciuti diventino famosi.

Nel music business cambia la forma, ma la sostanza è la stessa. Attorno ai concorsi si aggirano intere specie di imbonitori e truffatori. Si qualificano come "produttori", "discografici" o più genericamente come "impresari". Si presentano generalmente con una certa enfasi. Si riempiono la bocca di conoscenze e si vantano di collaborazioni altisonanti. Sostengono di poter dare una svolta alla vostra carriera, di poter migliorare la vostra vita. Ma nella stragrande maggioranza dei casi miglioreranno solo la loro.

Per questi personaggi i concorsi sono terra di conquista. Si avvicinano gli artisti dopo averli visti esibirsi, e la loro strategia si articola in due fasi: elogiare e promettere. Sembrano proprio dei veri amiconi. Dicono di avere amici "nell'ambiente": in discografia, tra i media. Ottenere autografi su contratti impossibili in cambio di aria fritta è la loro specialità.

Occorre controllare sempre di chi si tratta. Anche quando è un vero professionista bisogna metterlo alla prova. Porgli domande, chiamarlo al confronto. Per firmare un contratto occorre fiducia reciproca. Facendo domande si desidera solo essere rassicurati su quella fiducia. E' normale e perfettamente legittimo.

Purtroppo gli artisti si lasciano elogiare e conquistare dalle promesse con grande facilità. Per questo cadono in questo genere di tranelli sin troppo spesso, anche se un recente sondaggio di Libero sembra testimoniare una maggior consapevolezza da parte degli addetti ai lavori.

Curiosamente, questo sondaggio ci rivela anche che il 50% delle persone a cui è stato chiesto cosa pensassero dei concorsi musicali ha risposto: "sono una truffa".

Ma perchè ?
Come vengono raggirati gli artisti in queste manifestazioni ?

Mi duole dirvi che le maniere sono praticamente infinite. Certi faccendieri sono talmente bravi da poter ricavare soldi dalla vostra attività a vostra insaputa e senza ipoteticamente crearvi un danno. In pratica, sono molto semplicemente degli arraffoni.

Prendiamo ad esempio una specie molto diffusa: gli arraffoni-camaleonte. Sono molto comuni tra tutte quelle aziende che organizzano concorsi mettendo in palio premi come la registrazione di un disco, l'esibizione ad un festival, la realizzazione di un videoclip, l'assunzione di un ufficio stampa, e quant'altro. Apparentemente, una pacchia. Guardiamo questi benefattori che ci danno l'opportunità di suonare davanti a migliaia di persone o di incidere l'agognato cd, e per noi sono come degli eroi. Dei filantropi.

Si, certo.

Confidando nell'ignoranza generale che regna sul settore, questi mecenati senza portafoglio convincono svariate categorie di finanziatori (amministrazioni comunali, province, regioni, fondazioni, grandi aziende) a farsi assegnare lauti budgets, per poi risparmiare il più possibile sui "premi" promessi agli artisti. E certe volte dei premi non si vede neppure l'ombra. In fondo i piccoli artisti che possono fare ? Andare dall'avvocato ? Dal canto loro i finanziatori, una volta ottenuta la loro bella pubblicità e rinfrescata l'immagine, se ne lavano regolarmente le mani. E gli organizzatori la fanno tranquillamente franca.

Ci sono altre preoccupanti categorie. Menzionarle tutte è impresa ardua. Oggi però voglio parlarvi di quella particolare categoria di arraffoni che non si accontentano di ingannare gli artisti. Persone che per iscrivere gli artisti ad un concorso pretendono addirittura di APPROPRIARSI della loro musica.

Ho incollato qui sotto una mail di un concorso indetto da BACKLINE COMMUNITY. Leggetela bene. Ad un certo punto dice molto candidamente:

"Il materiale non sarà restituito e resterà di proprietà della Backline
SURL che lo utilizzerà liberamente come meglio riterrà opportuno per
le finalità proprie del concorso e delle relative applicazioni
commerciali."

Il che, secondo il mio legale, significa che possono disporre di tale materiale a proprio piacimento, in perpetuo, e soprattutto SENZA RICONOSCERE AI REALI TITOLARI DEI DIRITTI, ovvero agli artisti, ALCUN COMPENSO.

E per perpetrare questo furto, hanno persino l'ardire di farsi pagare 150 € come "quota d'iscrizione" !

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CONCORSO "THE BEST LIVE SET" - IN PALIO ABLETON SAMPLER

Ableton è orgogliosa di presentare la prima di una serie di iniziative
legate alla Community Backline per gli utenti della community e non
solo.

Inviate il vostro Live Set come Live 6 Live Pack. Se siete gia´
iscritti alla Community Backline, in palio 1 Ableton Sampler, lo
strumento addizionale di Live 6, che permette di gestire ed editare la
libreria di campioni per la produzione o le performance dal vivo.
Tutti coloro che non sono utenti della Community Backline, portranno
vincere 1 accesso alla community e quindi il richiestissimo manuale
in italiano.

Dal primo Maggio 2007 fino al 30 Giugno 2007 potrete inviare il vostro
Live Set. Per farlo andate sulla community

http://www.backlinecommunity.it/tbl/

La dimensione del Live Set non deve essere superiore a 20MB.

Qui sotto le istruzioni per creare il Live Pack:
Per inviare il Live Set dovete exportalo come Live Pack, seguendo
questa procedura eseguire "Collect and Save" dal Menu file in Live 6
e salvare il progetto con tutte le clips e samples utilizzati;
successivamente entrare in "Manage Files..." sempre dal Menu file e
richiamare la funzione "Manage Project" e nella sezione "Packing"
eseguire il comando "Create Live Pack".

Il materiale non sarà restituito e resterà di proprietà della Backline
SURL che lo utilizzerà liberamente come meglio riterrà opportuno per
le finalità proprie del concorso e delle relative applicazioni
commerciali.

Per informazioni visitate il sito www.backlinecommunity.it/ableton o
inviate un e-mail a support@backlinecommunity.it

Claudia Weidner
Ableton

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Uomo avvisato, mezzo salvato.

Continueremo a rendere pubbliche tutte le amenità che ci saranno segnalate.

Nel frattempo, per evitare di far sapere ai discografici che vi siete fatti rubare i soldi prima ancora di iniziare una vera e propria carriera, perchè non togliere le menzioni ai concorsi dalle vostre biografie ?

Non è una buona idea incoraggiarli...

L'ANTIDOTO

Le battaglie che circondano la condivisione di files su reti peer-to-peer sono un pessimo affare per tutti.

Le etichette discografiche continuano a registrare vendite inferiori alle loro aspettative, mentre decine di milioni di amanti della musica vengono fatti sentire come se fossero dei criminali. I danni sono molteplici: innovazione ostacolata, diversità limitata, crescita economica inesistente. E lo stesso si può dire anche per gli artisti: la campagna legale contro i "pirati", infatti, non ha portato un solo centesimo nelle loro tasche.

E' tempo di studiare qualcosa di diverso.


FATTI

Per prima cosa, gli artisti e chi detiene i diritti sulla musica meritano di essere giustamente ricompensati.

Secondo: il file sharing è una realtà imprescindibile. Aver chiuso Napster ha portato alla diffusione di reti decentralizzate. Il file sharing e i darknets sono oggi ben più popolari di quanto lo fossero prima che cominciassero i processi contro gli scambisti.

Terzo: i fans riescono a diffondere la musica meglio delle case discografiche. iTunes offre un catalogo di 3 milioni di canzoni. Sembra un bel numero se non si considera che i fans hanno reso disponibile DECINE di milioni di canzoni solo su Kazaa o Limewire. Se gli ostacoli legali svanissero è probabile che le reti P2P migliorerebbero considerevolmente la distribuzione della musica.

Quarto: ogni soluzione dovrebbe minimizzare l'intervento del governo a favore delle forze di mercato. Se possibile.


LA PROPOSTA

L'EFF ha passato il 2006 a cercare delle alternative per fare in modo che gli artisti possano essere pagati e allo stesso tempo P2P diventare legale. Una soluzione sembra sia emersa: ovvero le licenze collettive volontarie.

Il concetto è semplice. L'industria musicale crea una formula che offre al file sharing l'opportunità della legalità in cambio di un pagamento da parte degli utenti di una regolare tassa: diciamo, a titolo di esempio, di 5€ al mese. Per tutto il tempo che pagheranno gli appassionati saranno liberi di fare quello che stanno già facendo: ovvero condividere la musica che amano, usando qualsiasi software desiderino, su qualsiasi piattaforma, senza alcun timore di problemi legali.

I soldi raccolti verrebbero quindi divisi tra i proprietari dei diritti, a seconda della popolarità della loro musica.

In cambio gli appassionati di musica su reti P2P saranno liberi di scaricare qualsiasi cosa vogliano, usando qualsiasi software si adatti meglio alle loro esigenze. Più persone useranno il file sharing, più soldi entreranno nelle casse di chi possiede i diritti. Più competizione ci sarà tra le applicazioni, più velocemente procederanno l'innovazione ed i miglioramenti. Maggiore sarà la libertà dei fans di pubblicare ciò che li interessa, più dettagliato e ricco diventerà il catalogo del materiale disponibile in Rete. Insomma, ne guadagnerebbero tutti.


CORSI E RICORSI

Vi sembra utopia ? Allora stupitevi: è già successo.

Creare volontariamente società di raccolta come successe negli USA per ASCAP, BMI e SESAC fu il modo per gli artisti di regolamentare la diffusione via radio nella difficile situazione venutasi a creare in relazione al diritto d'autore nella prima metà del ventesimo secolo.

All'inizio gli artisti vedevano la radio esattamente allo stesso modo in cui oggi i discografici considerano eMule. Dopo aver complottato per cancellarne l'esistenza, i musicisti si unirono a formare una società di tutela e collecting dei propri diritti, l'ASCAP (e quindi altre due: la BMI e la SESAC). Le stazioni radio aumentarono, pagarono una tassa ed in cambio cominciarono a trasmettere tutta la musica che volevano. Oggi l'ASCAP e la BMI raccolgono e pagano centinaia di milioni di dollari ogni anno agli artisti.

Gli esperti di Copyright affermano che questo sistema si fondi su una LICENZA COLLETTIVA VOLONTARIA.

Lo stesso potrebbe accadere oggi per il file sharing: coloro che detengono i diritti sulla musica potrebbero associarsi per offrirla in modalità e forme semplici da pagare, ad esempio attraverso una soluzione all-inclusive: paghi una tassa e scarichi dove e come vuoi.

Soluzione peraltro adottabile senza cambiare alcuna legge, e con il minimo intervento governativo.


FACCIAMO I CONTI

Supponiamo che anche soltanto 5 milioni di Italiani accettino di essre "tassati" tramite questo nuovo sistema.

Se la tassa fosse, ad esempio, di 5 € al mese si genererebbero 300 milioni di € di profitto puro ogni anno per l'industria musicale italiana: ovvero più di quanto attualmente incassi. E questo senza contare la vendita di CD e DVD, nessun rivenditore online che si intrometta nel guadagno, nessuna bustarella alle radio o spesa esorbitante per andare al festival di Sanremo o per fare un video. Puro guadagno lordo. Una garanzia di stabilità, un'ancora di salvezza. Un flusso di denaro in entrata che continua a fluire in maniera semplice finché gli appassionati vorranno scaricare musica da Internet.

In un simile sistema simbiotico, la torta crescerà col crescere della condivisione di musica, invece di rimpicciolirsi. Un regime di licenza collettiva è forse l'unico che può inoltre promettere profitti annui relativamente stabili per le etichette - qualcosa che al momento sembra loro impossibile realizzare.

Ma come convincere la gente a pagare ? Ed è qui che entra in gioco il mercato.

Coloro che oggi sono sotto minaccia della legge saranno ampiamente incentivati a scegliere di versare una piccola somma mensile. Ci potrebbero essere diverse modalità di pagamento. Alcuni appassionati potrebbero acquistare la licenza direttamente dal web, gli ISP potrebbero includere la quota nel prezzo dei loro servizi di larga banda per i clienti che sono interessati a scaricare musica, e via discorrendo. Certamente ai service providers farebbe molto comodo avere la possibilità di pubblicizzare una connessione a larga banda che comprenda downloads illimitati, di tutta la musica che si vuole. Il recente caso-Wind sulle suonerie lo dimostra ampiamente.

Chi vende software P2P potrebbe invece includere questa quota in una soluzione di abbonamento particolare per il loro software, il quale rimuoverebbe chiaramente la nube dell'incertezza legale che ha inibito l'investimento nel campo del software P2P.

Il denaro raccolto verrebbe poi diviso tra gli artisti ed i proprietari dei diritti basandosi sulla popolarità relativa della loro musica. Si può comprendere facilmente ciò che è popolare attraverso un mix di servizi di monitoraggio anonimi sui file che le persone condividono (compagnie come Big Champagne e BayTSP lo stanno già facendo da tempo negli USA).

Questi servizi sono molto più accurati ed affidabili di quanto i sondaggi Nielsen, o il Soundscan, non saranno mai in grado di esserlo, giacchè testimoniano di un traffico REALE e non basato su campioni o rilevazioni facilmente alterabili.


VANTAGGI

I vantaggi di questo approccio sono chiari.

Anzitutto, con grande sollievo generale, gli artisti e i detentori del copyright verrebbero pagati. Non solo: più si diffonderanno le connessioni a larga banda, più queste persone verranno pagate. Il che significa che la potente lobby dell'industria dell'intrattenimento si schiererà per una Internet grande, aperta ed innovativa, invece che cercare di restringerla e omologarla come fa attualmente.

L'intervento del governo va tenuto al minimo. La legge sul copyright non deve essere modificata, e la società di raccolta impone i propri prezzi. Allo stesso tempo il mercato manterrà il prezzo ragionevole: le società di raccolta fanno più soldi con un prezzo accattivante ed un grande numero di abbonati, piuttosto che con un prezzo più alto e costosi sforzi di applicazione.

Lo sviluppo della banda larga riceve un incremento enorme poiché la cosiddetta 'killer application' - cioè lo scambio di musica - viene resa legittima.

Molti soldi verrebbero versati in investimenti nell'oramai legittimo mercato dei software e dei servizi connessi allo scambio di musica digitale. Piuttosto che essere limitati ad una manciata di servizi autorizzati come iTunes o Napster To Go si avrebbe un mercato pieno di applicazioni: immaginate file sharing e servizi ausiliari in competizione tra loro... Se saranno gli utenti ad acquistare licenze, le compagnie tecnologiche potranno smettere di preoccuparsi dell'incomprensibile (per loro) labirinto del copyright e concentrarsi a fornire agli appassionati i prodotti ed i servizi più attraenti in un mercato altamente competitivo.

Gli appassionati di musica avrebbero un accesso legale a quell'offerta senza limiti di musica che le reti di file sharing hanno sempre fornito, sin dai tempi di Napster. Eliminata la preoccupazione di vertenze legali queste reti miglioreranno rapidamente.

I colli di bottiglia nella distribuzione che hanno limitato le opportunità agli artisti indipendenti saranno eliminati. Gli artisti possono scegliere qualsiasi strada per raggiungere la popolarità online, compresi, ma non più limitati a, contratti con una delle etichette major. Finché le loro canzoni saranno scambiate tra i fan, infatti, verranno pagati.

Il pagamento lo effettueranno solo coloro che sono interessati a scaricare musica, e soltanto per tutto il tempo in cui vorranno farlo.

Ma, all'atto pratico, questo sistema come può aiutare gli artisti ? In almeno tre modi:

1) Gli artisti saranno pagati per il file sharing.

2) Gli artisti indipendenti non avranno più bisogno di registrazioni con una etichetta maggiore per raggiungere un grande numero di potenziali fans - finché hanno dei fans che condividono la loro musica online, le persone saranno in grado di accedere alla loro musica allo stesso modo in cui accedono ai contenuti di una etichetta discografica maggiore. In altre parole, la distribuzione digitale sarà equamente disponibile per tutti gli artisti.

3) Per quanto riguarda la promozione, gli artisti potranno usare ogni meccanismo che vorranno, piuttosto di dover contare sulle etichette maggiori per ottenere la riproduzione in radio. Qualsiasi cosa che rende popolare i propri lavori tra gli scambisti online procurerà loro un guadagno. L'industria discografica avrebbe ancora un ruolo - molti artisti vorranno ancora ricevere aiuto per la promozione, sviluppo del loro talento ed altri servizi di supporto. Avendo gli artisti più opzioni tra cui scegliere, i contratti saranno più bilanciati di quelli offerti oggi alla maggior parte degli artisti.


UN CASO DA ANTITRUST ?

Poiché una soluzione di licenza collettiva si baserà su una singola società di raccolta responsabile delle licenze globali riguardanti tutti ( o quasi tutti ) i diritti musicali, ci sarà bisogno di una regolamentazione antitrust della società di raccolta per assicurare che non abusi del suo potere di mercato. La SIAE non ci rassicura molto al riguardo, ad esempio...

Non occorre che questa regolamentazione sia molto vasta, poiché la società di raccolta essenzialmente venderà solo un singolo prodotto ad un singolo prezzo a tutti coloro che si presenteranno. I regolatori dovranno essere molto attenti a fare in modo che la società di raccolta tratti equamente artisti e detentori dei diritti, la maggior parte dei quali conterà sulla società di raccolta per il proprio compenso.

Come si assicura un'accurata divisione del denaro? La trasparenza è critica. Idealmente la società di raccolta dovrebbe tenere i suoi registri aperti ad artisti , detentori di diritti e pubblico per qualsiasi esame. Magari pubblicandoli on-line. L'ente dovrebbe essere no-profit e sforzarsi di tenere al minimo i propri costi amministrativi. Ci sono già esempi di simili società di raccolta nell'industria musicale all'estero: ASCAP, SoundExchange... Si dovrebbe imparare, e migliorare, dal loro esempio. Dare agli artisti una voce in capitolo e un accesso maggiori dovrebbe aiutare a fugare le loro preoccupazioni circa le attuali società di collecting.

Per quanto riguarda la comprensione della reale popolarità relativa c'è bisogno di trovare un giusto equilibrio tra il desiderio di avere una perfetta accuratezza 'stile censimento' con il bisogno di preservare la privacy. Un sistema basato sul campionamento raggiunge un buon compromesso tra questi obiettivi. Da un lato, su una rete P2P pubblica, è relativamente facile trovare ciò che la gente sta condividendo. Big Champagne già lo fa, compilando una 'Top 10' per le reti P2P. Questo tipo di monitoraggio non compromette la privacy degli utenti, poiché non lega le canzoni condivise ad informazioni identificative individuali. Allo stesso tempo, questo monitoraggio generale di rete può essere completato da un più attento monitoraggio di volontari.

Combinando questi due metodi sarebbe possibile ottenere un alto grado di accuratezza, protezione della privacy e prevenzione di eventuali imbrogli.


E SE I BUROSAURI NON VOLESSERO ?

L'industria musicale è ancora lontana dall'ammettere che il suo attuale modello di business è ormai obsoleto. Ma lo sforzo attuale di denunciare milioni di appassionati di musica è destinato a fallire. Dopo qualche altro trimestre di fiacche vendite, con le reti di file sharing che continuano a diventare più forti e dopo aver osservato il fallimento dei servizi legali di download a compensare i ricavi mancati, l'industria musicale avrà bisogno di un Piano Di Riserva.

Se, invece, continueranno la loro guerra contro Internet e ad infliggere danni collaterali alla privacy, all'innovazione e agli appassionati di musica può diventare necessario che il Governo forzi la mano. Il Governo può introdure una licenza obbligatoria e creare una società di raccolta, avviandoci tutti verso una ragionevole soluzione.

Il coinvolgimento del Governo. tuttavia, dovrebbe essere l'ultima risorsa. A mio avviso l'industria musicale avrebbe senz'altro il potere di proporre una soluzione ragionevole, più flessibile, più user-friendly. Occorre però vedere se possiede anche le capacità e l'intelligenza per farlo.


LAST BUT NOT LEAST

Gli artisti e i detentori dei diritti avrebbero la scelta di unirsi alla società di raccolta, e quindi prendere la loro parte delle somme raccolte, o restare fuori dalla società e non avere un modo pratico per ricevere compenso per il file sharing che inevitabilmente continuerà. Assumendo che un numero consistente dei maggiori proprietari di diritti musicali si uniscano alla società di raccolta, l'ampia maggioranza di piccoli proprietari sarà fortemente incentivata ad unirsi.

Secondo diversi sondaggi, la grande maggioranza degli utenti desidererebbe pagare una somma ragionevole per avere la libertà di scaricare qualsiasi cosa in qualunque modo desideri. Accanto a coloro che opterebbero di acquistare una licenza se gli fosse data l'opportunità, molti altri preferirebbero che la quota per la licenza fosse pagata da intermediari come gli ISP, le compagnie telefoniche e i venditori di software.

Se la somma da versare si manterrà ragionevole, invisibile per gli appassionati, e non restringerà la loro libertà, l'ampia maggioranza degli scambisti sceglierà sicuramente di pagare, piuttosto che intraprendere complessi sforzi di evasione.

Insomma, c'è da provarci.

In fondo cosa ci resta ancora da perdere ?

SOCIETA' ITALIANA ARRAFFONI ED ESTORSORI

Comunicato de "Gli Invisibili SIAE" N°2/2007 del 7 maggio.
Con preghiera di diffusione

A TUTTI GLI ADDETTI AI LAVORI DEL SETTORE MUSICALE

Oggetto:"Elezioni S.I.A.E. 2007/2011 sezione musica"

Cari amici, gli "invisibili" continuano a scrivervi.

Grazie per aver risposto numerosi al nostro precedente comunicato, siamo in tanti! Siamo di nuovo qui perchè oltre ad essere "invisibili" ci teniamo ad essere anche "trasparenti". Ma che vuol dire? E perché siamo "invisibili"?

ABBIAMO UN GRANDISSIMO PROBLEMA IN COMUNE. L'ANTIDEMOCRATICO SISTEMA ELETTORALE S.I.A.E. Se siamo arrivati ad avere un regolamento elettorale S.I.A.E. così antidemocratico la colpa è di tutti noi che abbiamo permesso che ciò abbia potuto avere corso.

Quanti di noi iscritti S.I.A.E. quando ricevono il "VivaVerdi" (mensile d'informazione della S.I.A.E.) lo leggono davvero con attenzione? Avete notato che su 100 pagine che riportano notizie dei "Vip" solo poche pagine - poste solitamente verso la fine del mensile - riportano le ordinanze approvate dai nostri "illustri rappresentanti" e relative ai vari criteri di ripartizione dei diritti ? Ordinanze che variano sotto i nostri occhi di anno in anno, talune volte anche con effetto retroattivo, a seconda delle più svariate esigenze economiche e politiche dei nostri "illustri rappresentanti"??? LA NOSTRA DISINFORMAZIONE E' LA NOSTRA PIU' GRANDE COLPA. "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza", disse Ulisse ai suoi compagni...

Più o meno sappiamo tutti che in sordina ci hanno cambiato i criteri di ripartizione, ma non sappiamo esattamente i sofisticati meccanismi messi in atto dai nostri "illustri rappresentanti" per non pagarci neanche un centesimo e dividersi l'intera torta tra di loro. ED E' ADESSO, ANCHE SE CON OVVIO RITARDO CHE DEVE SCATTARE LA MISSIONE DEGLI INVISIBILI!!!

QUAL'E'?
RENDERCI INVISIBILI!
COME?
CON "L'ASTENZIONE AUTOCOSCIENTE"

Che cos'è ?

Il 24 Giugno 2007, giornata delle elezioni per le nuove cariche fino al 2011, possiamo iniziare a mettere una minuscola pulce nel grande orecchio della S.I.A.E.. CI ASTENIAMO COMUNICANDO ALLA S.I.A.E. CHE CI SIAMO ASTENUTI IN MANIERA COSCIENTE E VOLONTARIA PER PROTESTA CONTRO QUESTO IGNOBILE SISTEMA ELETTORALE.

E come lo comunichiamo alla S.I.A.E.? Ognuno di noi potrà inviare una e-mail o un fax con il seguente testo:

"Contro l'attuale antidemocratico regolamento elettorale mi astengo dal recarmi a votare.
Firmato: un invisibile S.I.A.E."

Più invisibili invieranno questa e-mail o fax più forte sara' la nostra voce di protesta!

Il numero di fax della S.I.A.E. dove inviare il messaggio è: S.I.A.E. Sez. Musica 06 59902280
L'e-mail della S.I.A.E. dove inviare il messaggio è: S.I.A.E. Sez. Musica musica@siae.it

Ma come misurare la nostra vera forza ? Semplice. Chi aderirà a questa prima iniziativa inviando il fax o la mail alla S.I.A.E. la dovrà inviare per conoscenza anche a: invisibilisiae@tiscali.it.

E' ARRIVATO IL NOSTRO MOMENTO, INIZIAMO CON PICCOLE DOSI DI INFORMAZIONE!

Abbiamo rilevato dalle varie e-mail pervenuteci che la maggioranza di voi è assolutamente scontenta della attuale ordinanza di ripartizione inerente il "piano bar". Concordando pienamente in merito alle considerazioni negative inerenti l'ordinanza di ripartizione vorremmo illustrarvi in breve il catastrofico grafico in picchiata che la ripartizione ha subito negli ultimi 10 anni:

Dal 1997 al 2000 i brani riportati sui programmi musicali compilati dal musicista o più tecnicamente definito "direttore delle esecuzioni" erano ripartiti in maniera analitica e capillare ed ogni brano indicato sul programma musicale aveva un valore, a seconda se risultava di proprietà del solo autore, se edito, se risultava pubblicato su supporti diversi (CD + Musicassetta), se risultava programmato in RAI, se risultava programmato in almeno 200 locali sparsi su più regioni italiane e a seconda di quanto pagava il locale alla S.I.A.E.

Con questo sistema un brano poteva valere poche lire (nel caso proprietà del solo autore) ma poteva valere FINO A 21 VOLTE DI PIU' se possedeva tutti i requisiti. Mediamente in un locale standard che pagava circa Lire 40.000 giornalieri alla S.I.A.E. un brano poteva valere Lire 1.000. Questo sistema di ripartizione del piano bar era il risultato di un'ordinanza approvata dai rappresentanti di tutti gli iscritti eletti con le prime votazioni democratiche S.I.A.E.

Dal 2001 al 2006, a seguito di forti pressioni da parte delle nobili nonchè antiche famiglie S.I.A.E., i brani riportati sui programmi musicali compilati dal musicista o più tecnicamente definito "direttore delle esecuzioni" erano ripartiti sempre in maniera analitica e capillare ma senza considerare i requisiti di ciascun brano, bensì adottando il criterio " ad ognuno il suo": i brani elencati in ogni singolo programma musicale erano ripartiti a seconda di quanto aveva pagato per quella determinata manifestazione il locale. Mediamente in un locale standard che pagava circa EURO 20,00 (Lire 40.000) giornalieri alla S.I.A.E. un brano poteva mediamente valere 0,25 EURO (LIRE 250) - Calcolo effettuato sulla media di 80 brani eseguiti nell'arco di un trattenimento di 4 ore.

PERCHE' QUESTA NEONATA DEMOCRAZIA E' STATA UCCISA IN FASCE?
PERCHE' NON CE NE SIAMO ACCORTI?
Perché i "FURBONI DELLA SIAE" hanno escogitato un sistema apparentemente democratico (chiamando tutti a votare) ma classificando gli elettori A SECONDA DELLE LORO ENTRATE !

RISULTATO?
Nell'anno 2003 con le precedenti elezioni S.I.A.E. il gruppo di furboni ha escogitato il seguente regolamento elettorale (già meglio descritto nel nostro precedente comunicato):

IL 98,54% degli Autori pari a 63.832 su 64.778 vota in fascia A eleggendo 6 RAPPRESENTANTI
IL 1,46% degli Autori pari a 946 su 64.778 vota nelle fasce B+C+D eleggendo 10 RAPPRESENTANTI

E'chiaro ed evidente che questi 946 furboni non soddisfatti abbastanza dai milioni che prendono a destra e a manca, e forti della scarsissima informazione derivante dai 63.832 restanti autori una volta eletti hanno cambiato i criteri di ripartizione dei diritti del piano bar.

COME?
Dal 1 Gennaio 2007 i brani riportati sui programmi musicali compilati dal musicista o più tecnicamente definito "direttore delle esecuzioni" vengono ripartiti nel seguente modo:

- tutti i programmi musicali di un intero semestre che si riferiscono a circa 250.000 trattenimenti dal vivo producono un montepremi di circa TREDICIMILIONI DI EURO;

-la S.I.A.E. affida ad una società privata il compito di effettuare in maniera segreta e soprattutto non verificabile da nessuno di noi 500 registrazioni in 500 trattenimenti nell'arco del semestre;

-calcolando che per ognuna delle 500 registrazioni saranno rilevati una media di circa 30 brani, avremo un totale di circa quindicimila brani rilevati.

IL CONTO E' PRESTO FATTO!

Il 75% del montepremi di TREDICIMILIONI DI EURO pari a NOVEMILIONISETTECENTOCINQUANTAMILA EURO saranno divisi tra i 15.000 brani rilevati ed ogni brano percepirà la somma di circa SEICENTOCINQUANTA EURO

OVVIAMENTE NELLE 500 REGISTRAZIONI SEGRETE POTRA' ESSERE PRESENTE LO STESSO BRANO PIU' VOLTE!!!

Il restante 25% pari a TREMILIONIDUECENTOCINQUANTAMILA EURO sarà ripartito esclusivamente al 20% "estratto a sorte dai furboni S.I.A.E." sui 250.000 programmi musicali.

INDOVINATE UN PO' QUALI SARANNO I BRANI RILEVATI SEGRETAMENTE ED ESTRATTI A SORTE?

QUELLI DELL'INVISIBILE MARIO ROSSI O QUELLI RICONDUCIBILI AGLI ORMAI FAMOSI 946 ELETTORI DI FASCE B+C+D?

CHI HA IL FORTUNATO COMPITO DI EFFETTUARE LE RILEVAZIONI SEGRETE? LE FARA' FORSE A CASA SUA...?

CHI ESTRAE A SORTE IL 20% DEI PROGRAMMI MUSICALI? SARA' FORSE IL NOSTRO VICINO DI CASA O UNO DEI FAMOSI 946 ELETTORI DI FASCE B+C+D?

QUESTO NON CI E' DATO SAPERLO!

ALLORA: VOGLIAMO ANCORA CORRERE NUMEROSI ALLE VOTAZIONI?


CONCLUSIONE MERITATA:

La questione rimane sempre la stessa: OCCORRE SCARDINARE QUESTO ASSURDO SISTEMA ELETTORALE E RENDERLO FINALMENTE DEMOCRATICO.

Ultimo appello: FACCIAMO CRESCERE IL NUMERO DEGLI INVISIBILI INVIANDO QUESTO COMUNICATO A TUTTE LE NOSTRE CONOSCENZE E PRIMA DI ANDARCENE AL MARE, IL 24 GIUGNO, MANDIAMO IL FAX O LA E-MAIL ALLA S.I.A.E.

Ride bene chi ride ultimo !


Gli Invisibili S.I.A.E.