UNIVERSAL VS. MYSPACE

Se siete tra quelli che pensano che le majors avessero già toccato il fondo, ricredetevi.

Notizie recenti ci informano che la più grande corporation del disco al mondo, ovvero Universal Music, ha citato in tribunale MySpace per violazione del copyright, sostenendo che il sito incoraggia e favorisce il libero uploading e la condivisione di materiale di proprietà della Universal.

Tira aria strana da quelle parti. Il CEO Doug Morris, di recente, si è spinto oltre ogni immaginazione, definendo "ladri" i proprietari di iPod. Siamo tutti dei ladri, amici ! Secondo Morris, inoltre, compagnie come la Apple sarebbero responsabili del fatto che milioni di persone comprino il benedetto aggeggio per ascoltarvi la musica illegalmente scaricata tramite i networks di file sharing e altri darknets.

Che stupidi, noi che abbiamo pensato che la cosa dipendesse dal fatto che la gente sia stata per quasi un secolo soggiogata dal mantra del prodotto, obbligata ad acquistare albums a prezzi esorbitanti per ascoltare musica scadente, asfissiata dal marketing ossessivo e sensazionalista iniettatole a forza tramite i grossi media, annoiata a morte dall'omologazione delle proposte. Invece è tutta colpa della Apple (la prima azienda al mondo a permettere il downloading legale di musica a pagamento), o di MySpace (il principale propulsore della scena musicale indipendente odierna).

Questa vicenda mi ricorda fin troppo facilmente il caso-Napster. E' evidente che a certa gente non ha insegnato NULLA. Ma la cosa più preoccupante è un'altra. Col suo atteggiamento, la Universal dimostra ancora una volta quanto le grosse corporations vogliano ostacolare la cultura della condivisione, che è invece il motore nonchè la linfa vitale della nuova generazione di consumatori di musica.

Senza MySpace non sarei mai potuto venire a conoscenza di molti artisti di cui ho acquistato i cd o scaricato i brani su iTunes, semplicemente perchè nè la radio nè le tv tematiche concedono a queste realtà uno spazio. Per chi fa il mio lavoro, inoltre, MySpace è una risorsa utilissima per restare in contatto col mondo reale, che è molto diverso da quello che si discute nelle riunioni di marketing. Credetemi, posso dirlo per esperienza.

La Universal, come molte majors, sostiene che le loro azioni sono rivolte a "proteggere" la proprietà intellettuale dei loro assistiti. E' però risaputo che la royalty media incassata da un artista sotto contratto major su ciascun file digitale venduto corrisponda all'incirca a 6 cents. Moltiplicandoli per i 10 brani di un album, verrebbe fuori un totale di 60 cents. La royalty media di mercato per il supporto fisico, nel caso di un album su major, è invece di circa 1,50 € per copia venduta.

Un amico, una volta, mi ha mostrato il suo contratto con una major. Ho trovato curioso che prevedesse una clausola che riduceva del 40% la base di calcolo della royalty sulle vendite digitali, a causa di "deduzioni per il packaging". Qualche poveretto, in quell'azienda, starà ancora cercando di spiegare a qualcuno come si "impacchettino" i files mp3 ?

Grazie al boom del download a pagamento e legale, quindi, la Universal - così come tutte le altre majors - ha trovato un modo di restringere ulteriormente la fetta di torta riservata ai legittimi inventori, creatori, ed esecutori delle opere da loro vendute. Altro che difesa della proprietà intellettuale.

Mi chiedo soltanto se a gente come Doug Morris non venga mai in mente un inquietante pensiero. Man mano che i guadagni degli artisti major sulle vendite di supporti musicali si avvicinano sempre di più allo zero, e vista l'attuale carenza di spazi per essere visibili, che cosa li tratterrà ulteriormente dal pensare di cominciare a regalare la loro musica, se non per altro allo scopo di farsi conoscere ? E vista l'esistenza di siti come MySpace, che consentono loro di promuovere la propria attività direttamente al pubblico, che bisogno può esserci oggi di buttare nel cesso oltre il 90% dei propri potenziali guadagni ?

Fossi nel signor Morris, ecco cosa mi farebbe veramente paura.