L'ANTIDOTO

Le battaglie che circondano la condivisione di files su reti peer-to-peer sono un pessimo affare per tutti.

Le etichette discografiche continuano a registrare vendite inferiori alle loro aspettative, mentre decine di milioni di amanti della musica vengono fatti sentire come se fossero dei criminali. I danni sono molteplici: innovazione ostacolata, diversità limitata, crescita economica inesistente. E lo stesso si può dire anche per gli artisti: la campagna legale contro i "pirati", infatti, non ha portato un solo centesimo nelle loro tasche.

E' tempo di studiare qualcosa di diverso.


FATTI

Per prima cosa, gli artisti e chi detiene i diritti sulla musica meritano di essere giustamente ricompensati.

Secondo: il file sharing è una realtà imprescindibile. Aver chiuso Napster ha portato alla diffusione di reti decentralizzate. Il file sharing e i darknets sono oggi ben più popolari di quanto lo fossero prima che cominciassero i processi contro gli scambisti.

Terzo: i fans riescono a diffondere la musica meglio delle case discografiche. iTunes offre un catalogo di 3 milioni di canzoni. Sembra un bel numero se non si considera che i fans hanno reso disponibile DECINE di milioni di canzoni solo su Kazaa o Limewire. Se gli ostacoli legali svanissero è probabile che le reti P2P migliorerebbero considerevolmente la distribuzione della musica.

Quarto: ogni soluzione dovrebbe minimizzare l'intervento del governo a favore delle forze di mercato. Se possibile.


LA PROPOSTA

L'EFF ha passato il 2006 a cercare delle alternative per fare in modo che gli artisti possano essere pagati e allo stesso tempo P2P diventare legale. Una soluzione sembra sia emersa: ovvero le licenze collettive volontarie.

Il concetto è semplice. L'industria musicale crea una formula che offre al file sharing l'opportunità della legalità in cambio di un pagamento da parte degli utenti di una regolare tassa: diciamo, a titolo di esempio, di 5€ al mese. Per tutto il tempo che pagheranno gli appassionati saranno liberi di fare quello che stanno già facendo: ovvero condividere la musica che amano, usando qualsiasi software desiderino, su qualsiasi piattaforma, senza alcun timore di problemi legali.

I soldi raccolti verrebbero quindi divisi tra i proprietari dei diritti, a seconda della popolarità della loro musica.

In cambio gli appassionati di musica su reti P2P saranno liberi di scaricare qualsiasi cosa vogliano, usando qualsiasi software si adatti meglio alle loro esigenze. Più persone useranno il file sharing, più soldi entreranno nelle casse di chi possiede i diritti. Più competizione ci sarà tra le applicazioni, più velocemente procederanno l'innovazione ed i miglioramenti. Maggiore sarà la libertà dei fans di pubblicare ciò che li interessa, più dettagliato e ricco diventerà il catalogo del materiale disponibile in Rete. Insomma, ne guadagnerebbero tutti.


CORSI E RICORSI

Vi sembra utopia ? Allora stupitevi: è già successo.

Creare volontariamente società di raccolta come successe negli USA per ASCAP, BMI e SESAC fu il modo per gli artisti di regolamentare la diffusione via radio nella difficile situazione venutasi a creare in relazione al diritto d'autore nella prima metà del ventesimo secolo.

All'inizio gli artisti vedevano la radio esattamente allo stesso modo in cui oggi i discografici considerano eMule. Dopo aver complottato per cancellarne l'esistenza, i musicisti si unirono a formare una società di tutela e collecting dei propri diritti, l'ASCAP (e quindi altre due: la BMI e la SESAC). Le stazioni radio aumentarono, pagarono una tassa ed in cambio cominciarono a trasmettere tutta la musica che volevano. Oggi l'ASCAP e la BMI raccolgono e pagano centinaia di milioni di dollari ogni anno agli artisti.

Gli esperti di Copyright affermano che questo sistema si fondi su una LICENZA COLLETTIVA VOLONTARIA.

Lo stesso potrebbe accadere oggi per il file sharing: coloro che detengono i diritti sulla musica potrebbero associarsi per offrirla in modalità e forme semplici da pagare, ad esempio attraverso una soluzione all-inclusive: paghi una tassa e scarichi dove e come vuoi.

Soluzione peraltro adottabile senza cambiare alcuna legge, e con il minimo intervento governativo.


FACCIAMO I CONTI

Supponiamo che anche soltanto 5 milioni di Italiani accettino di essre "tassati" tramite questo nuovo sistema.

Se la tassa fosse, ad esempio, di 5 € al mese si genererebbero 300 milioni di € di profitto puro ogni anno per l'industria musicale italiana: ovvero più di quanto attualmente incassi. E questo senza contare la vendita di CD e DVD, nessun rivenditore online che si intrometta nel guadagno, nessuna bustarella alle radio o spesa esorbitante per andare al festival di Sanremo o per fare un video. Puro guadagno lordo. Una garanzia di stabilità, un'ancora di salvezza. Un flusso di denaro in entrata che continua a fluire in maniera semplice finché gli appassionati vorranno scaricare musica da Internet.

In un simile sistema simbiotico, la torta crescerà col crescere della condivisione di musica, invece di rimpicciolirsi. Un regime di licenza collettiva è forse l'unico che può inoltre promettere profitti annui relativamente stabili per le etichette - qualcosa che al momento sembra loro impossibile realizzare.

Ma come convincere la gente a pagare ? Ed è qui che entra in gioco il mercato.

Coloro che oggi sono sotto minaccia della legge saranno ampiamente incentivati a scegliere di versare una piccola somma mensile. Ci potrebbero essere diverse modalità di pagamento. Alcuni appassionati potrebbero acquistare la licenza direttamente dal web, gli ISP potrebbero includere la quota nel prezzo dei loro servizi di larga banda per i clienti che sono interessati a scaricare musica, e via discorrendo. Certamente ai service providers farebbe molto comodo avere la possibilità di pubblicizzare una connessione a larga banda che comprenda downloads illimitati, di tutta la musica che si vuole. Il recente caso-Wind sulle suonerie lo dimostra ampiamente.

Chi vende software P2P potrebbe invece includere questa quota in una soluzione di abbonamento particolare per il loro software, il quale rimuoverebbe chiaramente la nube dell'incertezza legale che ha inibito l'investimento nel campo del software P2P.

Il denaro raccolto verrebbe poi diviso tra gli artisti ed i proprietari dei diritti basandosi sulla popolarità relativa della loro musica. Si può comprendere facilmente ciò che è popolare attraverso un mix di servizi di monitoraggio anonimi sui file che le persone condividono (compagnie come Big Champagne e BayTSP lo stanno già facendo da tempo negli USA).

Questi servizi sono molto più accurati ed affidabili di quanto i sondaggi Nielsen, o il Soundscan, non saranno mai in grado di esserlo, giacchè testimoniano di un traffico REALE e non basato su campioni o rilevazioni facilmente alterabili.


VANTAGGI

I vantaggi di questo approccio sono chiari.

Anzitutto, con grande sollievo generale, gli artisti e i detentori del copyright verrebbero pagati. Non solo: più si diffonderanno le connessioni a larga banda, più queste persone verranno pagate. Il che significa che la potente lobby dell'industria dell'intrattenimento si schiererà per una Internet grande, aperta ed innovativa, invece che cercare di restringerla e omologarla come fa attualmente.

L'intervento del governo va tenuto al minimo. La legge sul copyright non deve essere modificata, e la società di raccolta impone i propri prezzi. Allo stesso tempo il mercato manterrà il prezzo ragionevole: le società di raccolta fanno più soldi con un prezzo accattivante ed un grande numero di abbonati, piuttosto che con un prezzo più alto e costosi sforzi di applicazione.

Lo sviluppo della banda larga riceve un incremento enorme poiché la cosiddetta 'killer application' - cioè lo scambio di musica - viene resa legittima.

Molti soldi verrebbero versati in investimenti nell'oramai legittimo mercato dei software e dei servizi connessi allo scambio di musica digitale. Piuttosto che essere limitati ad una manciata di servizi autorizzati come iTunes o Napster To Go si avrebbe un mercato pieno di applicazioni: immaginate file sharing e servizi ausiliari in competizione tra loro... Se saranno gli utenti ad acquistare licenze, le compagnie tecnologiche potranno smettere di preoccuparsi dell'incomprensibile (per loro) labirinto del copyright e concentrarsi a fornire agli appassionati i prodotti ed i servizi più attraenti in un mercato altamente competitivo.

Gli appassionati di musica avrebbero un accesso legale a quell'offerta senza limiti di musica che le reti di file sharing hanno sempre fornito, sin dai tempi di Napster. Eliminata la preoccupazione di vertenze legali queste reti miglioreranno rapidamente.

I colli di bottiglia nella distribuzione che hanno limitato le opportunità agli artisti indipendenti saranno eliminati. Gli artisti possono scegliere qualsiasi strada per raggiungere la popolarità online, compresi, ma non più limitati a, contratti con una delle etichette major. Finché le loro canzoni saranno scambiate tra i fan, infatti, verranno pagati.

Il pagamento lo effettueranno solo coloro che sono interessati a scaricare musica, e soltanto per tutto il tempo in cui vorranno farlo.

Ma, all'atto pratico, questo sistema come può aiutare gli artisti ? In almeno tre modi:

1) Gli artisti saranno pagati per il file sharing.

2) Gli artisti indipendenti non avranno più bisogno di registrazioni con una etichetta maggiore per raggiungere un grande numero di potenziali fans - finché hanno dei fans che condividono la loro musica online, le persone saranno in grado di accedere alla loro musica allo stesso modo in cui accedono ai contenuti di una etichetta discografica maggiore. In altre parole, la distribuzione digitale sarà equamente disponibile per tutti gli artisti.

3) Per quanto riguarda la promozione, gli artisti potranno usare ogni meccanismo che vorranno, piuttosto di dover contare sulle etichette maggiori per ottenere la riproduzione in radio. Qualsiasi cosa che rende popolare i propri lavori tra gli scambisti online procurerà loro un guadagno. L'industria discografica avrebbe ancora un ruolo - molti artisti vorranno ancora ricevere aiuto per la promozione, sviluppo del loro talento ed altri servizi di supporto. Avendo gli artisti più opzioni tra cui scegliere, i contratti saranno più bilanciati di quelli offerti oggi alla maggior parte degli artisti.


UN CASO DA ANTITRUST ?

Poiché una soluzione di licenza collettiva si baserà su una singola società di raccolta responsabile delle licenze globali riguardanti tutti ( o quasi tutti ) i diritti musicali, ci sarà bisogno di una regolamentazione antitrust della società di raccolta per assicurare che non abusi del suo potere di mercato. La SIAE non ci rassicura molto al riguardo, ad esempio...

Non occorre che questa regolamentazione sia molto vasta, poiché la società di raccolta essenzialmente venderà solo un singolo prodotto ad un singolo prezzo a tutti coloro che si presenteranno. I regolatori dovranno essere molto attenti a fare in modo che la società di raccolta tratti equamente artisti e detentori dei diritti, la maggior parte dei quali conterà sulla società di raccolta per il proprio compenso.

Come si assicura un'accurata divisione del denaro? La trasparenza è critica. Idealmente la società di raccolta dovrebbe tenere i suoi registri aperti ad artisti , detentori di diritti e pubblico per qualsiasi esame. Magari pubblicandoli on-line. L'ente dovrebbe essere no-profit e sforzarsi di tenere al minimo i propri costi amministrativi. Ci sono già esempi di simili società di raccolta nell'industria musicale all'estero: ASCAP, SoundExchange... Si dovrebbe imparare, e migliorare, dal loro esempio. Dare agli artisti una voce in capitolo e un accesso maggiori dovrebbe aiutare a fugare le loro preoccupazioni circa le attuali società di collecting.

Per quanto riguarda la comprensione della reale popolarità relativa c'è bisogno di trovare un giusto equilibrio tra il desiderio di avere una perfetta accuratezza 'stile censimento' con il bisogno di preservare la privacy. Un sistema basato sul campionamento raggiunge un buon compromesso tra questi obiettivi. Da un lato, su una rete P2P pubblica, è relativamente facile trovare ciò che la gente sta condividendo. Big Champagne già lo fa, compilando una 'Top 10' per le reti P2P. Questo tipo di monitoraggio non compromette la privacy degli utenti, poiché non lega le canzoni condivise ad informazioni identificative individuali. Allo stesso tempo, questo monitoraggio generale di rete può essere completato da un più attento monitoraggio di volontari.

Combinando questi due metodi sarebbe possibile ottenere un alto grado di accuratezza, protezione della privacy e prevenzione di eventuali imbrogli.


E SE I BUROSAURI NON VOLESSERO ?

L'industria musicale è ancora lontana dall'ammettere che il suo attuale modello di business è ormai obsoleto. Ma lo sforzo attuale di denunciare milioni di appassionati di musica è destinato a fallire. Dopo qualche altro trimestre di fiacche vendite, con le reti di file sharing che continuano a diventare più forti e dopo aver osservato il fallimento dei servizi legali di download a compensare i ricavi mancati, l'industria musicale avrà bisogno di un Piano Di Riserva.

Se, invece, continueranno la loro guerra contro Internet e ad infliggere danni collaterali alla privacy, all'innovazione e agli appassionati di musica può diventare necessario che il Governo forzi la mano. Il Governo può introdure una licenza obbligatoria e creare una società di raccolta, avviandoci tutti verso una ragionevole soluzione.

Il coinvolgimento del Governo. tuttavia, dovrebbe essere l'ultima risorsa. A mio avviso l'industria musicale avrebbe senz'altro il potere di proporre una soluzione ragionevole, più flessibile, più user-friendly. Occorre però vedere se possiede anche le capacità e l'intelligenza per farlo.


LAST BUT NOT LEAST

Gli artisti e i detentori dei diritti avrebbero la scelta di unirsi alla società di raccolta, e quindi prendere la loro parte delle somme raccolte, o restare fuori dalla società e non avere un modo pratico per ricevere compenso per il file sharing che inevitabilmente continuerà. Assumendo che un numero consistente dei maggiori proprietari di diritti musicali si uniscano alla società di raccolta, l'ampia maggioranza di piccoli proprietari sarà fortemente incentivata ad unirsi.

Secondo diversi sondaggi, la grande maggioranza degli utenti desidererebbe pagare una somma ragionevole per avere la libertà di scaricare qualsiasi cosa in qualunque modo desideri. Accanto a coloro che opterebbero di acquistare una licenza se gli fosse data l'opportunità, molti altri preferirebbero che la quota per la licenza fosse pagata da intermediari come gli ISP, le compagnie telefoniche e i venditori di software.

Se la somma da versare si manterrà ragionevole, invisibile per gli appassionati, e non restringerà la loro libertà, l'ampia maggioranza degli scambisti sceglierà sicuramente di pagare, piuttosto che intraprendere complessi sforzi di evasione.

Insomma, c'è da provarci.

In fondo cosa ci resta ancora da perdere ?